Risoluzione Pd per l’adozione di una legge nazionale per le concessioni balneari: La Regione non può lasciare da solo il comparto, deve farsi parte del percorso di definizione dei requisiti

“Senza una legge nazionale di revisione della disciplina delle concessioni balneari non sarà possibile rispondere alle legittime istanze che arrivano dai balneatori, la Regione scenda in campo e chieda di essere coinvolta nel percorso che porta alla legge per l’assegnazione delle concessioni”, così i consiglieri di Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, firmatari di una risoluzione sul tema.

“Serve subito una cabina di regia regionale con tutti gli Enti locali interessati, Anci Abruzzo e tutti gli stakeholders, al fine di definire una linea di lavoro unitaria – così i consiglieri PD – bisogna poi sollecitare anche la creazione di una gruppo di lavoro nazionale tra la Regione, il Governo, gli enti locali o le loro rappresentanze e, infine, agire sui parlamentari eletti nelle circoscrizioni abruzzesi, affinché si attivino per presentare proposte legislative ed emendative che vadano nel verso indicato. Tutto questo serve, perché, nonostante la tematica fosse in discussione da tempo, non abbiamo colto una strategia volta ad affrontarla in modo positivo, né rinvenuto un piano di azione da parte della Regione, per rispondere alle istanze che arrivano dai balneatori, che sono una fascia considerevole del nostro settore produttivo in ambito turistico. Considerato che la scadenza delle attuali concessioni, dopo una serie di prese di posizione e ripetute proroghe della disciplina, è possibile solo fino al 31 dicembre  2023, è ora indispensabile che la Regione si faccia carico del problema, sollecitando l’adozione di una legge nazionale contenente la revisione e il riordino definitivo della disciplina delle concessioni demaniali marittime e delle modalità di affidamento che, nel rispetto dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento, di garanzia dell’esercizio, dello sviluppo e della valorizzazione delle attività imprenditoriali, contenga criteri che consentano anche di valorizzare l’esperienza professionale e il know-how acquisito da chi ha già svolto attività di gestione di beni analoghi. Un discrimine non da poco, perché tiene conto del valore di tale competenza, nonché delle concessioni stesse.

Altra cosa da fare è chiedere a Governo e Parlamento, in tutte le sedi istituzionali opportune, come pure la Commissione Infrastrutture, Mobilità e Governo del Territorio e la Commissione Politiche per il Turismo della Conferenza delle Regioni, che la legge nazionale attribuisca alle Regioni la competenza a prevedere i criteri ed i requisiti dell’accesso ai bandi di gara, per tutelare le peculiarità di ogni territorio e contribuire alla promozione del settore turistico, a cui a nostro giudizio non viene ancora rivolta l’attenzione dovuta”.