“Diventa un pasticcio sempre più grosso la fusione fra Arap e Consorzio industriale: dopo il dietrofront sull’ARUAP, in Commissione approda un testo completamente riscritto, resta l’Arap ma soprattutto vengono raccolte e modificate una serie di criticità come quella inziale che con la vecchia preposta della good company e la bad company che avrebbe rappresentato una bancarotta fraudolenta legalizzata, un vero e proprio “aziendicidio” , per questo ci siamo astenuti dal voto oggi in Commissione: modifiche radicali e bocciatura dell’Assessore Magnacca. Nel frattempo la foga di interessarsi più del Cda che di un progetto ha generato più incarichi che opere e a furia di commissari e sub commissari, ha ingessato l’Arap per un anno, senza produrre alcuna soluzione utile, perfino declassandola a un’associazione priva di risorse per le manutenzioni, dedita più agli eventi enogastronomici pagati con fondi regionali che a progetti per lo sviluppo. L’augurio è che finalmente le risorse FSC dopo tanto immobilismo del Governo regionale possano essere rapidamente utilizzate”, così il capogruppo PD in Consiglio Regionale Silvio Paolucci.
“Per mesi si è parlato di fusione, restando fermi sul resto e allontanando investimenti utili all’ammodernamento delle infrastrutture, nonché cancellando le opere pubbliche del Masterplan e aggravandone la situazione finanziaria. Oltre ai limiti normativi che rendono la fusione tra enti pubblici difficilmente attuabile, emergono gravi criticità finanziarie – spiega Paolucci –. Il Consorzio Chieti- Pescara è commissariato da tempo, fortemente indebitato e con una struttura ormai ridotta all’osso e servizi minimi insostenibili, a questo si sommano le situazioni critiche dell’Arap stessa, peggiorate in ragione dei goffi indirizzi della Giunta Regionale. Proprio sulla sostenibilità della nuova azienda e sulle competenze più estese previste, chiediamo di conoscere il Piano Industriale su cui l’Assessora sembrava disinformata nel merito. Anche perché è una strategia essenziale affinché possa, in futuro, rappresentare un Ente davvero in grado di dare servizi per lo sviluppo e le imprese. A tutto ciò si somma una forte spaccatura politica. Questo scenario rischia di essere più distruttivo che riformatore, con il concreto pericolo di lasciare un vuoto nella governance delle aree industriali e mettere a rischio gli enti, le opere in corso e investimenti pubblici attesi da anni”.