Gli investimenti per il nuovi ospedali sono necessari

                                                  Gli investimenti per il nuovi ospedali sono necessari.
Le tecnologie e l’organizzazione della sanità del XXI secolo impongono agli ospedali caratteristiche strutturali che non possono essere quelle del XX secolo.
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da Il Centro – Quotidiano d’Abruzzo del 11 novembre 2016 di Antonio De Frenza

                                                                                    I nuovi ospedali 

L’assessore Paolucci: le vecchie strutture non sono funzionali. Il project financing è l’unica strada per avere finanziamenti disponibili in tempi abbastanza brevi.

Silvio Paolucci è «amareggiato» per le polemiche continue sulla sanità regionale. «Sono reduce da un incontro a Roma», spiega l’assessore regionale, «e da un grande convegno fatto sull’Abruzzo come caso di successo della sanità dal punto di vista dell’equilibrio dei conti e dei livelli di assistenza (Lea). Poi torno qui e vedo che si fa un’operazione negazionista su tutto. Eppure siamo stati la prima Regione a chiudere il riordino della rete ospedaliera; la prima in piano di rientro a uscire dal commissiariamento; e quest’anno abbiamo ulteriormente aumentato il punteggio dei Lea. Eppure qui il racconto è tutt’altro, forse perché abbiamo toccato le inappropriatezze e le clientele».

Per esempio, assessore, il centrodestra critica molto questa delibera sul projecty financing per i nuovi ospedali. Ma quando la varate? Era attesa per oggi (ieri per chi legge).

«La vareremo alla prossima giunta utile».

L’intero pacchetto vale 840 milioni. Quelle strutture sono davvero necessarie?

«Se è necessario rifare l’anatomia del sistema sanitario? Io rispondo: assolutamente sì, perché le tecnologie e l’organizzazione della sanità del XXI secolo impongono agli ospedali caratteristiche strutturali che non possono essere quelle del XX secolo».

Nel frattempo però altri ospedali presentano grossi problemi strutturali.

«Ma si tratta di risorse aggiuntive. Non è vero, come si è detto, che per fare Chieti togliamo risorse ad altri ospedali. La delibera si occupa di sei interventi posizionati sui fondi basati sull’articolo 20 dello Stato, più quelli che ci mette la Regione, più il project financing. Il provvedimento riguarda Avezzano, Sulmona, Lanciano, Vasto, Penne, Giulianova e la centrale unica del 118 all’Aquila. Poi c’è il tema Teramo-Giulianova».

Il nuovo ospedale unico?

«Sì, lì aspettiamo che si esaurisca la discussione sul territorio. Intanto confermiamo l’accordo su Giulianova».

Chi deve decidere lì?

«La Asl con il comitato dei sindaci. Sono loro che devono dirci se e dove fare l’ospedale unico. Una volta deciso, si procede».

Veniamo ai contenuti della delibera.

«Noi abbiamo un project financing in istruttoria per Chieti, un altro in istruttoria sull’Aquila, tutti e due a zero capitale pubblico poiché il privato si rivale poi sui canoni di concessione. Per quanto riguarda i fondi sbloccati dell’articolo 20, lì c’è stato il governo Renzi che trasferisce 102 milioni di euro alla Regione, cosa mai avvenuta prima. Gianni Chiodi (l’ex commissario della sanità, ndr) nel suo piano aveva parlato di 228 milioni di risorse dello Stato più 102 milioni di risorse regionali dalla sdemanializzazione delle aree, ma purtroppo valutate prima della crisi dei subprime. Il ministero infatti si era opposto alla sdemanializzazione dicendoci: trovate voi i cofinanziamenti. Così siamo arrivati al project financing».

Come viene attivata la procedura?

«Una volta approvata la delibera, viene trasferita al ministero e lì si firma l’accordo di programma con cui vengono trasferiti i 102 milioni. Poi le Asl fanno i bandi di project financing. Questo vale per Avezzano, Lanciano e Vasto».

I privati che mettono i soldi, in che modo mettono a reddito l’investimento?

«Chi realizza il project financing deve trovarsi un canale finanziario con gli istituti di credito, poi riversa come oneri al pubblico la sommatoria tra i canoni di concessione e il margine dei servizi».

I tempi del project financing sembrano lunghi rispetto alle necessità del nostro sistema sanitario.

«No, altre procedure hanno tempi decisamente più lunghi. Chi non vuole questa impostazione non può limitarsi a dire sempre no, deve anche dire dove intende trovare 800 milioni cash».

Oggi voi state ridisegnando tutta l’organizzazione della sanità regionale. A che punto siete?

«Siamo impegnati a rispettare la programmazione. Il nostro piano di riqualificazione della sanità prevede un corretto equilibrio tra ospedale e territorio, spostando risorse dall’ospedalità al territorio, per esempio alla rete dei distretti».

Che oggi funzionano maluccio, a sentire i territori. Il sabato e la domenica i distretti sono chiusi e i pazienti tornano a rivolgersi agli ospedali.

«Il grande sforzo che stiamo facendo è proprio quello di adeguare la rete territoriale, anche attraverso un nuovo ruolo dei medici di medicina generale, per dare la possibilità ai distretti di funzionare h24. Sarà poi importante lavorare sulle cure a domicilio e sulle residenze assistenziali, perché il tema vero dell’emergenza sanitaria di oggi e del futuro è legato ai cronici, ai fragili e ai non autosufficienti».

Tempi?

«Il piano di riqualificazione vale tre anni, e non posso che aspettarmi di fare un grande salto alla fine della legislatura (mantenendoci molto severi nell’appropriatezza), per far entrare questa Regione nel novero di quelle migliori. Altro grande tema è mettere al centro il merito, e dare al cittadino lo stesso accesso alle informazioni che dispongo io da assessore. Perché un cittadino deve sapere se quella Tac che sta utilizzando è di ultima generazione e se il reparto in cui è ricoverato ha un buon risultato in termini di esiti di cura».

Ci saranno nuove assunzioni nella sanità abruzzese?

«Bisogna assumere forze fresche. Cerchiamo intanto di riconvertire i tempi determinati in tempi indeterminati; poi c’è da fare un percorso importante di formazione»

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