Centrosinistra su Pnrr: “Documento senza visione e non concertato con il settore”

“Rispondendo all’esigenza da più parte sollevata di affrontare la situazione regionale con un minimo di programmazione nell’ambito delle strategie nazionali ed europee di rilancio e di contrasto della crisi causata dalla pandemia, riteniamo assurdo che a questo si sia arrivati senza coinvolgere minimamente le parti sociali e con una visione rigida e schematica, che a nostro giudizio non consente di cogliere tutti i vantaggi che ne deriveranno per il territorio in termini di infrastrutture e servizi”, così i consiglieri regionali di centrosinistra, che sull’argomento hanno presentato anche una risoluzione perché il Governo regionale stringesse i tempi e affrontasse i temi.

“Leggiamo da un link messo a disposizione della Regione il documento relativo a 74 progetti formulati dai dipartimenti della Regione per un ammontare di 9,4 miliardi di euro senza alcuna concertazione e, nei fatti, senza una visione. Prendiamolo come punto di partenza ma riteniamo che questa fase debba essere gestita in maniera diversa da come accaduto nei mesi precedenti quando con le manovre e gli interventi previsti dalle leggi regionali 9/2020 e 10/2020, si è operato in modo confuso, con finanziamenti a pioggia e in enorme ritardo di erogazione, senza risorse certe e con scarsissima coerenza – sottolineano i consiglieri dei gruppi PD, Legnini Presidente, Abruzzo in Comune e Gruppo Misto – Occorre rendere immediatamente protagonisti le parti sociali. Il documento inviato a Roma presenta profondi limiti da correggere subito e radicalmente, pena il fallimento di qualunque ipotesi di rilancio economico e sociale. C’è una questione sostanziale di metodo: la mancata concertazione con l’insieme delle forze produttive abruzzesi, perdendo l’occasione storica di utilizzare, fatto unico in Italia, la disponibilità dell’intero mondo del partenariato composto da 16 associazioni che da tempo aveva chiesto di essere coinvolto, mettendo a disposizione idee, proposte, capacità progettuale. Non si è colto lo spirito della strategia messa in campo dall’Europa, che chiede di coordinare l’utilizzo delle gigantesche risorse finanziarie messe in campo col Recovery Fund con le altre risorse europee (SURE, BEI, ecc.), con le risorse nazionali e con i fondi ordinari che l’Europa gira alle Regioni. Non c’è ponte con la strategia metropolitana di Roma, né si accorciano le distanze con le aree interne. Questo limite conferma la mancanza di credibilità della Regione Abruzzo che non dà conto dei gravissimi ritardi nell’attuazione dei Programmi e della spesa relativi alla Programmazione 14/20, mentre non c’è ancora traccia della Programmazione del prossimo settennato 2021/2027 ormai imminente. C’è poi una totale sottovalutazione della scelta innovativa contenuta nel Recovery Fund, che destina 2/3 dei fondi a favore della transizione verso la Green Economy (su cui è stanziato il 37% delle risorse) e a favore della transizione digitale (a cui è destinato il 20% dell’intero budget) indicando in modo particolare come obiettivi strategici il sostegno alle imprese innovative e gli investimenti in formazione per generare nuova e qualificata occupazione.

Senza questa visione il documento si presenta come un collage di progetti (alcuni dei quali pur molto giusti e positivi) privo di un disegno unitario e di una visione strategica del futuro regionale – incalzano i consiglieri- A nostro avviso si sarebbe dovuto riunificare questo elenco di proposte in poche, qualificate e coerenti scelte di fondo sulle infrastrutture: ponendo al centro l’idea della trasversalità compiuta con la ZES che investisse sulla direttrice Ortona-Civitavecchia come corridoio di collegamento europeo: ipotesi ignorata;

1)              sulle aree interne: non c’è traccia di una visione moderna che – anche utilizzando l’occasione storica delle due ricostruzioni post-sisma – inserisca l’Abruzzo nel “Progetto Appennino” rilanciando il patrimonio della civiltà rurale con investimenti in opportunità e servizi. Mancano persino accenni al turismo, settore su cui fare leva per la ripresa;

2)              sul tema del Lavoro, che è il cuore del Recovery Fund: degli oltre 9 miliardi previsti nel documento per ben 74 progetti, solo 80 milioni vengono individuati per sostenere progetti di formazione e solo 15 milioni sono destinati alla formazione verso la transizione digitale;

3)              sulle misure alle imprese industriali e agricole a cui sono destinate risorse e progetti limitati e frammentari;

Infine nulla si dice e si prevede sul punto centrale indicato dall’UE relativo alla governance dell’intero processo: cioè sull’esigenza indispensabile di adeguare le leggi e la normativa, sul funzionamento della Pubblica Amministrazione e sullo snellimento del sistema autorizzativo degli Enti, in modo da garantire tempi rapidi e piena efficacia nell’utilizzo della mole enorme di risorse che verranno messe a disposizione. È un documento senza un orizzonte e se Abruzzo continuerà a funzionare come avviene oggi, possiamo purtroppo prevedere che non saremo in grado di esaminare, attuare e rendicontare i progetti messi in campo e di utilizzare i finanziamenti possibili”.