Bilancio Regione Abruzzo: Addio al taglio delle tasse

“Il governo regionale di centrodestra presenta in aula un bilancio pieno di dubbi e privo di una reale e necessaria programmazione, nonostante la politica di rigore esercitata dalla Giunta di centrosinistra nei 5 anni di governo abbia lasciato in eredità una Regione sana e risorse in grado di continuare ad affrontare priorità e ad assicurare servizi essenziali. Un‘azione sempre più deludente, che non aiuta l’Abruzzo a risollevarsi dalla crisi portata dalla pandemia, nonostante le rimesse governative, i fondi statali, le economie di bilancio e i milioni a disposizione dell’esecutivo anche per il 2021/2022 e che per queste ragioni non può essere da noi avallata”, dura e articolata la posizione dei gruppi di centrosinistra in Consiglio regionale Pd, Legnini Presidente, Gruppo misto e Abruzzo in Comune in merito alla sessione di Bilancio che impegna l’Assise in queste ore. Di seguito una prima riflessione dei consiglieri i consiglieri Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto, Sandro Mariani e Marianna Scoccia sulle cifre e sulle vulnerabilità del documento in discussione.

Bilancio illegittimo. Alla luce della recente Sentenza della Consulta, la Giunta regionale non ha adeguato il proprio piano di rientro dal disavanzo, così come prescritto dal combinato disposto di cui all’articolo 9, comma 5 del D.L. 78/2015, all’articolo 1, comma 779 e seguenti, della L. 205/2017 e all’articolo 42, comma 12 e seguenti, del D.lgs. 118/2011. Tali disposizioni, infatti, prevedono che il piano di rientro deve essere adottato dall’Organo consiliare, previo parere del Collegio dei Revisori, e costituisce parte integrante del Bilancio di previsione. Dagli atti ricevuti in questi giorni, invece, di questo piano non vi è traccia alcuna, mentre le norme Statali prevedono espressamente che deve essere allegato al Bilancio di previsione, poiché è proprio in questo provvedimento che sono individuati i provvedimenti necessari a ripristinare il pareggio e l’impegno formale di evitare la formazione di ogni ulteriore potenziale disavanzo.

Le Omnibus cannibalizzano le risorse che derivano dalla scadenza delle cartolarizzazioni. Dalle cartolarizzazioni derivano all’Abruzzo fondi per 41,21 milioni di euro, frutto di una politica rigorosa portata avanti dal centrosinistra, ma che il centrodestra ha già consumato, impiegando 33 milioni di questi per coprire le leggi omnibus, provvedimenti multitasking, collezionati in gran quantità in questi tre anni di governo, con l’intento di erogare fondi a pioggia senza programmazione. Ciò ha avuto come effetto il mancato taglio delle imposte regionali per cittadini e imprese, nonostante la promessa di ridurle, contenuta nell’articolo 8 della legge di Stabilità del 2020, che metteva nero su bianco la possibilità di usare gli accantonamenti delle cartolarizzazioni proprio per ridurre le imposte regionali: gli oltre 50 milioni di euro lì previsti a tale scopo, sono stati invece cannibalizzati dalle leggi omnibus.

Sentenza della Corte Costituzionale. In merito alle azioni dovute per ripianare il disavanzo sul bilancio ordinario della Regione alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale, ciò che il centrodestra non dice è che la Regione negli ultimi tre anni è stata inadempiente rispetto agli atti di indirizzo, di controllo, di monitoraggio e di fornitura di quanto richiesto dal MEF in base a quanto prevedeva la norma nazionale. Tale inadempienza è oggetto delle argomentazioni citate dalla Corte Costituzionale: parliamo di investimenti mancati, cifre essenziali per poter valutare l’aderenza dell’azione amministrativa regionale alle disposizioni statali da seguire.

Sanità. Da mesi lamentiamo l’inerzia, derivante dalla totale mancanza di programmazione. Nonostante le maggiori entrate avute dallo Stato per gestire l’emergenza covid, sono aumentati i costi al netto delle spese covid, ma ci sono state sempre meno prestazioni, anche a causa della potente esplosione della mobilità passiva che ha portato i pazienti a curarsi fuori regione. Nonostante il trasferimento aggiuntivo in tre anni di oltre 200 milioni di euro e degli ulteriori aumenti di oltre 120 milioni previsti per i prossimi 3, al netto delle risorse covid pari a 110 milioni, è comunque maturato un disavanzo di almeno 100 milioni a crescere nel 2021, come dichiara lo stesso esecutivo e la curva dei costi è paradossalmente progredita per prestazioni che di fatto risultano ad oggi bloccate e che ammontano a oltre 350 milioni. L’accordo di programma e gli investimenti sono reiscritti di nuovo in bilancio dopo tanti anni, perché nessuno dei 414 milioni di euro di interventi è ad oggi partito. Manca la posta finanziaria della Regione sul disavanzo maturato, segno che davvero il centrodestra conta su altre risorse governative per agire sui debiti che avrebbe dovuto ripianare con la programmazione sanitaria mancata.

Trasporto Pubblico Locale. Il taglio dei 7 milioni sul fondo regionale del trasporto pubblico locale sull’esercizio 2021 rispetto al 2020, non viene rimpinguato, ma, al contrario, viene incrementato il fondo complessivo di soli 3,5 milioni rispetto allo scorso anno, lasciando comunque una diminuzione di 3,5 milioni della spesa rispetto al 2020 e creando uno squilibrio nel biennio di oltre 10 milioni di euro, destinati a diventare debiti fuori bilancio che arriveranno nelle commissioni nei prossimi mesi. Una forzatura bella e buona, che espone la Regione al rischio di non poter correttamente assolvere agli obblighi contrattuali precedentemente assunti con concessionari e contrattisti dei servizi TPL. Il mancato reintegro dei tagli, potrebbe inoltre innescare nuovi e inutili contenziosi legali, con prevedibili ripercussioni negative sulle già esigue casse dell’Ente. Tutto questo accade nonostante abbiano avuto a disposizione 341 milioni di euro governativi, fra le rimodulazioni del Masterplan e l’intervento speciale per il sud della Carfagna, usati anch’essi per dare contributi a pioggia invece di offrire risposte a priorità vere, che ad oggi nemmeno sul settore trasporti abbiamo visto affrontate.

Spese correnti. Aumentano di oltre 11 milioni le spese per Servizi istituzionali, generali e di gestione rispetto allo scorso anno, una cifra che è di ben 17,3 milioni superiore alla media delle spese del triennio 2018-2021. Di contro a diminuire sono: le spese per l’Istruzione e il diritto allo studio, scese di 1,78 milioni rispetto alla media 2018-2021; per il turismo, in un solo anno ci sono 1,34 milioni in meno; per la difesa del suolo si registra un -100.000 euro rispetto allo scorso anno e oltre mezzo milione rispetto alla media 2018-2021; per il sociale e la famiglia le quote scendono di 4,4 milioni rispetto alle medesime spese del 2018; l’agricoltura, le politiche agroalimentari e la pesca che hanno circa 1 milione di spese in meno rispetto all’esercizio precedente, dimezzato il fondo unico per la pesca e ci sono oltre 3,5 milioni in meno rispetto alla media dell’ultimo triennio 2018-2021; Diminuiscono di 16,38 milioni le spese per il debito relativo al rimborso delle quote interessi ammortamento mutui e dei prestiti obbligazionari rispetto all’esercizio 2021, nonostante la recente Sentenza della Consulta e di 22,22 milioni rispetto alla media 2018-2021.

Spese di investimento. Diminuiscono quasi tutte le voci inerenti le spese in conto capitale, a differenza di quelle per la sanità grazie alle maggiori risorse destinate dal Governo centrale con cui l’esecutivo Marsilio conta di pareggiare i disavanzi della sanità, stando a quanto dichiarato nelle ultime settimane. Diminuiscono di 27,27 milioni le spese di investimento per i Servizi istituzionali, generali e di gestione rispetto allo scorso anno, mentre scendono di 63,63 rispetto al medesimo dato riferito alla media 2018-2021; si investe meno anche per lo sviluppo sostenibile e tutela del territorio, siamo a -29,46 milioni rispetto allo scorso anno, mentre si va a 72,41 milioni in meno rispetto al medesimo dato riferito alla media 2018-2021. Su tale fronte va evidenziato il dato degli investimenti per la difesa del suolo, tema a cui la Regione destina solo 5,75 milioni rispetto ad una media degli esercizi 2018-2021 di 18,83. E le risorse per investimenti destinati al soccorso e alla protezione civile diminuiscono di 4 milioni rispetto allo scorso anno e di circa 10 rispetto al medesimo alla media del triennio. Quasi azzerati gli investimenti sui diritti sociali, politiche sociali e famiglia, che si attestano a soli 508.605 euro rispetto alla media di 4,27 milioni del periodo 2018-2021. Migliorano sensibilmente i dati legati agli investimenti sui trasporti rispetto allo scorso anno, con uno stanziamento di 36,77 milioni, ma siamo ancora lontani rispetto ai 90 milioni del 2018 e dei 126 del 2019.

Nell’anno della ripresa e nonostante i tanti appelli da parte delle associazioni datoriali, sindacali e di categoria, a sostegno dello sviluppo economico e competitività le risorse sono pressoché invariate rispetto allo scorso anno, ma siamo molto distanti rispetto agli stanziamenti degli esercizi precedenti con una contrazione di circa 16 milioni rispetto alla media del periodo 2018-2021. Non va meglio per le Politiche attive del lavoro e la formazione professionale, dove si avverte l’inversione di tendenza più brusca rispetto agli esercizi precedenti, con una diminuzione di stanziamenti di circa 21,32 milioni tra l’esercizio 2022 e la media del quadriennio 2018-2021.

Però, come da noi ampiamente previsto, troviamo stanziati 3,6 milioni di euro per il Napoli: avevamo ragione a denunciare che la copertura era di 14,4 milioni di euro per 12 anni, ma resta sempre il fatto che si tratta di un appostamento in bilancio illegittimo, perché non c’è una legge autorizzativa, imprescindibile, visto che il bilancio di previsione può solo rifinanziare leggi esistenti.