PROVINCE: «E’ L’ORA DI UN PROGETTO RADICALE DI RIFORMA DEI POTERI LOCALI»

Il segretario Pd: “Via gli steccati, si ragioni sulle esigenze dell’Abruzzo di oggi e non su quello di ieri”

«Siamo di fronte ad una riforma dei poteri locali che non si limita alle Province, ma coinvolge anche prefetture, uffici territoriali dei ministeri, agenzie governative. Tutto possiamo permetterci, fuorché lasciare che sia lo Stato centrale a decidere con un tratto di penna il destino delle autonomie locali: la riforma può nascere dal basso, a condizione che la Regione di Chiodi esca dal suo silenzio imbarazzante che dimostra una grave debolezza politica». Lo afferma il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci. «Questa può essere l’occasione giusta per lanciare quella profonda e radicale ristrutturazione delle autonomie locali di cui l’Abruzzo ha urgente bisogno -dice Paolucci – e ripensare il ruolo, le funzioni e l’estensione delle Province è solo il primo passaggio. Sbaglieremmo se ci limitassimo a ragionare su accorpamenti e fusioni di Enti costruiti in epoca borbonica o fascista: troviamo invece il coraggio di studiare l’Abruzzo di oggi, la sua mobilità interna, le economie, le tendenze dei territori, e di immaginare una proposta che scompagini l’attuale struttura amministrativa che, senza dubbio, è superata persino dai prefissi telefonici. Pochi mesi fa avevamo elaborato una proposta per la governance dell’area urbana vasta di Pescara-Chieti, e se il Pdl l’avesse condivisa sarebbe stato più semplice la costruzione di un percorso partecipativo. È da lì tuttavia che bisogna ripartire, e se si avrà coraggio, si potranno mettere sul tavolo anche altre idee che vadano oltre le ipotesi di “fusioni per incorporazioni”: ho trovato estremamente interessante l’idea lanciata dall’ex assessore all’urbanistica di Pescara Tommaso Di Biase di costruire due Province metropolitane, una per l’Adriatico (Pescara, Teramo, Chieti)  ed una per l’Appennino (L’ Aquila) oltre alla ipotesi più“battuta” di una Provincia per il Nord (L’Aquila, Teramo) ed una per il Sud (Chieti, Pescara) sulla scorta della divisione storica tra Abruzzo ulteriore e citeriore. C’è bisogno di un dibattito rapido e da protagonisti che analizzi il percorso di distretti strutturati e ormai naturali che rilancino le identità storiche, favoriscano lo sviluppo delle aspirazioni di oggi e non siano una forzatura per quelle che sono, oggi, consuetudini dei cittadini. La società abruzzese è decisamente più avanti rispetto all’architettura istituzionale ereditata da Ottocento e Novecento: la politica deve aprire gli occhi e partire da lì. Ed evitare che ancora una volta sia Roma a decidere, imponendo scelte sugli abruzzesi che rischiano di discutere all’ombra di un localismo non in grado di dare risposte. Su questo punto, subito dopo il decreto del governo, il Pd lancerà una proposta precisa».

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