CASI TANCREDI E MAGLIANO, PAOLUCCI: “SE PDL APPLICASSE REGOLE PD, RESTEREBBE BEN POCO DI QUESTO GOVERNO REGIONALE”

Il segretario Pd a Giuliante: “Abbiamo espulso Lusi: Giuliante applichi nostro rigore per i casi nel suo partito nei tre anni di governo meno trasparenti della storia”

“Il Pdl è stato colpito nella carne viva dai casi Tancredi e Magliano dei Marsi, perché l’uno travolge lo studio professionale di Gianni Chiodi, l’altro fa scoprire che lo smaltimento delle macerie è passato per il Comune di cui il capo della segreteria di Gianni Chiodi è vicesindaco. Mentre Venturoni é ancora capogruppo. A Giuliante, che di quel partito è uno dei massimi dirigenti, non ho alcun problema a rispondere a partire da un dato di fatto che probabilmente, nel nervosismo di queste ore, gli è sfuggito: il senatore Luigi Lusi è stato espulso dal Pd. Se quindi Giuliante e il Pdl applicassero le nostre regole, resterebbe ben poco di questo governo regionale “. Lo afferma il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci. “Lusi è stato espulso per una vicenda che riguarda un partito che non c’è più, la cui gestione è stata ed è tuttora del tutto indipendente dalla nostra: con le regole del Pd non sarebbe potuto accadere. Nonostante ciò, nel giro di pochi giorni Lusi è stato espulso dal gruppo parlamentare prima e dal partito poi. Giuliante chieda al suo partito di applicare lo stesso rigore del Pd ai tanti casi che stanno scoppiando sotto il suo naso, e dimostri che anche nel Pdl non ci sono intoccabili, a partire dai tanti dirigenti e parlamentari del centrodestra che restano ai posti di comando nonostante indagini imbarazzanti. Quanto all’audizione presso la Commissione nazionale di garanzia di Michele Fina e Loreto Ruscio” prosegue Paolucci, “ogni iscritto ha il diritto di rivolgersi agli organismi interni indipendenti, e la convocazione è un atto dovuto: ma la segreteria regionale non ha denunciato proprio nessuno. Quindi da Giuliante non può arrivare alcuna lezione di trasparenza:  chieda, dall’alto della sua funzione di leader del Pdl, di applicare lo stesso rigore del Pd, chieda al suo presidente-commissario Chiodi di portare in Consiglio regionale le carte sulla sanità, sulla ricostruzione, sulle promozioni nelle Asl, sulle superconsulenze negli enti locali guidati dai suoi amici, sull’emergenza rifiuti, sul ruolo del suo socio di studio in tante vicende. Dimostri che per il Pdl abruzzese la trasparenza non è un intralcio”.

Le domande di Giuliante e le risposte di Paolucci.

Il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci conosceva le denunce di Fina sul metodo Lusi?

Conoscevo le critiche politiche di Michele Fina nei confronti del senatore Luigi Lusi. Conoscevo la profonda frattura che si era determinata nel Pd della provincia dell’Aquila, e d’altra parte il 5 aprile 2009, all’atto della mia elezione, l’altro candidato alla segreteria era proprio Fina, ed era sostenuto da Lusi: successivamente Fina favorì la mia elezione unitaria ritirando la sua candidatura. Prima della mia elezione a segretario regionale i rapporti politici tra me e Fina era molto buoni, ma quella divisione non permise di ricucire politicamente i rapporti fino in fondo: in un partito d’altronde la vita quotidiana è fatta di vicende politiche anche aspre, e che si alternano. Quanto alla vicenda che ha portato Lusi all’espulsione, il Pd non poteva in alcun modo conoscere i risvolti della gestione economica di un partito che non c’è più: si tratta di due gestioni indipendenti e separate. La questione Lusi riguarda poi il finanziamento pubblico delle politiche del 2006, quando il Pd non ancora era nato. Sono vicende nazionali non solo abbondantemente precedenti alla mia elezione a segretario, ma che non passano certo per la segreteria regionale. Nel caso di Chiodi, invece, le gravissime questioni relative alla sua gestione riguardano esclusivamente il suo mandato di governo, e questo Giuliante lo sa.

Se le conosceva perché non è intervenuto?

Ribadisco che tecnicamente era pressoché impossibile conoscere questioni diverse dalla critica politica. Le critiche politiche invece rientrano nella quotidianità del partito.  Certo è che con le attuali regole del Pd non sarebbe mai potuto accadere quanto avvenuto per la tesoreria della Margherita nel 2006 quando il Pd non c’era.

Paolucci era al corrente che esisteva una direttiva del partito per cui non bisognava “toccare” Lusi?

Nessuna direttiva, tanto che Lusi è stato espulso. Mi sembra invece di rilevare che ai parlamentari del Pdl vengono riservate‘standing ovation’ come nel caso Papa, che come un eroe viene omaggiato dell’applauso di tutto il Pdl prima di entrare in carcere per un voto “di tradimento”. Sono orgoglioso di battermi politicamente contro un partito, come il Pdl, di questa fattura.

Paolucci si è attenuto a quanto Roma chiedeva?

Lusi è stato eletto in Liguria e il Pd nazionale, contrariamente alle strumentali voci che qualcuno prova a mettere in giro ad arte, non mi ha mai chiesto nulla. All’Aquila, nel luglio 2010, lo Statuto del Pd abruzzese é stato modificato e, unico caso in Italia, ha introdotto le primarie per la individuazione dei candidati al parlamento anche nel caso la legge elettorale non venisse modificata. Non ci sono intoccabili o direttive: vorrei invece capire invece a quali direttive romane il Pdl abruzzese dovesse sottostare nel caso della ricostruzione dell’Aquila gestita con una struttura commissariale che tutto era fuorché trasparente, fortemente sostenuta col precedente governo Berlusconi.

Perché Paolucci non ha inteso verificare la verosimiglianza delle affermazioni di Fina?

La segreteria regionale è stata coinvolta per denunce di natura esclusivamente politica. Le vicende giudiziarie, ribadisco, riguardano un partito che non c’è più e sul quale il Pd non ha competenza. Non temo verifiche di alcun tipo e di alcun livello su denunce o conoscenze di altro tipo mai ricevute.

Perché Fina viene processato dal partito su richiesta di dirigenti del Pd abruzzese?

Nessun dirigente abruzzese ha denunciato Fina e Ruscio. Il segretario del circolo di Celano, dove vi fu uno scontro duro nel partito tra iscritti e dirigenti vicini a Lusi e altri vicini a Fina, ha chiesto, utilizzando a mio avviso come arma politica la Commissione nazionale di garanzia, di valutare affermazioni che a dire suo sarebbero offensive in quanto farebbero presupporre che la Commissione di Garanzia sapeva ma non agiva. Credo che il segretario di Celano doveva risparmiarsela. E comunque la Commissione di Garanzia sentirà tutti come atto dovuto e chiuderà la vicenda. Vorrei tanto sapere se esiste nel Pdl una commissione di garanzia, ma mi par di capire che nel Pdl la trasparenza non esiste.

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